Ambrosini Gino - Regio Incrociatore Armando Diaz
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“Poi arrivò quel giorno: 8 settembre 1943.
Fu catturato al confine con Ventimiglia e mandato nel campo di prigionia di Niedeuschach. Qui gli tornò utile il suo lavoro da meccanico: il responsabile del campo, infatti, dopo averlo inquadrato nelle sue capacità, lo mise a lavorare nell’officina dell’area militare.”

Gino Ambrosini (7 aprile 1915 – 22 ottobre 1998), Fuochista della Marina Militare, Medaglia d’Onore

Il ricordo di Gino Ambrosini attaverso il racconto del figlio Roberto, anche lui Militare della Marina Italiana

“Mio babbo è nato il 7 aprile 1915 a Fiorenzuola di Focara (PU).
Come studi arrivò alla 5° elementare ma, non perché mio padre, è stata una persona di grande intelligenza. Infatti, prima di essere chiamato in guerra, lavorò per le Officine Benelli di Pesaro come meccanico: qui emersero le sue capacità che tornarono utili anche durante la prigionia.

Nel ’36 venne chiamato alle armi e, durante la guerra civile spagnola, fu imbarcato sull’incrociatore Armando Diaz, che lasciò prima dell’affondamento avvenuto il 25 febbraio 1941 con la perdita di circa 500 uomini.

Fu trasferito, poi, sul rimorchiatore Don Bosco e mandato a Tolone, base della Regia Marina.

Poi arrivò quel giorno: 8 settembre 1943.
Fu catturato al confine con Ventimiglia e mandato nel campo di prigionia di Niedeuschach. Qui gli tornò utile il suo lavoro da meccanico: il responsabile del campo, infatti, dopo averlo inquadrato nelle sue capacità, lo mise a lavorare nell’officina dell’area militare.

Ricevette condizioni molto chiare: si sarebbe trovato bene a mangiare, vestire e vivere senza soffrire il freddo ma, al minimo cenno di fuga, sarebbe stato messo al muro e fucilato.

I suoi compagni di prigionia, sapendo che godeva della fiducia anche del comandante del campo, gli chiesero di fare delle copie delle chiavi per poter evadere. Mio babbo si rifiutò. E così andò avanti per 2 anni.

Nel 1945 i prigionieri furono liberati da un corpo di spedizione francese, composto anche da militari corsi che, quindi, parlavano italiano. Anche in questo caso, mio babbo si fece subito ben volere dal comandante dell’armata francese, al punto di ottenere un permesso per poter circolare liberamente in Germania, privilegio concesso solo a pochi.

Tra agosto-settembre del ‘45, lui e altri 23 uomini tornarono a casa a bordo di un camion.

AmbrosiniGino Tolone e prigionia
19450630-AmbrosiniGino Salvacondotto1^ Armata francese di libera circolazione in Germania dopo liberazione campo_compressed

Finita la prigionia e la guerra, nella difficoltà di trovare lavoro, mio babbo, pur di guadagnare qualcosa, si mise con gli sminatori. Sappiamo tutti che qui, a Pesaro, è passata la Linea Gotica. Siccome mio babbo era fissato per le moto, gli assegnarono il brutto compito di portare gli sminatori morti o feriti con un motofurgone.

Dopo la sua morte, il 22 ottobre 1998, mi sono imposto di rendere onore a mio padre. Nel 2012 a Urbino ho ottenuto la sua Medaglia d’Onore. Lui non ci teneva a questi riconoscimenti perché sentiva, nella sua coscienza, di “aver fatto” per il suo Paese.

AmbrosiniGino Medaglia d'Onore