Trascriviamo dal libretto edito nel 1991 (III Ed.) dal gen. (Ris) Arrigo Papini Gr. Ufficiale OMRI quanto segue:
“La conoscenza del significato delle medaglie al Valor Militare è molto spesso desueta quando non è del tutto ignorata […]
Sin dalle più antiche civiltà il coraggio fu oggetto di rispetto, ammirazione ed onori, anche concreti […] il perfetto ordinamento militare di Roma prevedeva ricompense di vario genere (corone di alloro, collari, falere, bracciali o armille, curnicula, (ciondoli da appendere all’elmo), premi in denaro, cariche onorifiche, sino alla massima che era la decretazione del trionfo.”
“Nel Medioevo sorgono i primi ordini cavallereschi le cui insegne venivano concesse a coloro che si erano distinti nella difesa della Religione o della Terra Santa […]”
“Anche i vari Staterelli Italiani, prima del 1860, avevano dato vita a propri Ordini sulle ricompense al Valor Militare compreso fra essi lo Stato della Chiesa […]”
“Regno di Sardegna”: nella notte fra il 24 e il 25 febbraio 1793, il nocchiero del Regia Marina Sarda, Domenico Millelire, contribuisce, con grande coraggio, perizia e determinazione, a respingere, con gravi perdite, una formazione navale Francese guidata dal Ten. Col. Bonaparte. Il Re Vittorio Amedeo III (di Savoia) a seguito di questa brillante e ardita azione, emana Regie Patenti con le quali si prevede di premiare il Valore Militare con la Medaglia d’Oro o in subordine, di Argento da destinarsi a “bass’uffiziali” o soldati distintisi in combattimento.
La prima medaglia d’Oro venne così appuntata sul “giustacuore” del nocchiero Millelire.
Era previsto che tali distinzioni fossero solo individuali ma, nel combattimento del Colle del Brichetto (Mondovì) del 1796, il comportamento del Reggimento “Dragoni del Re” fu tale da indurre il Sovrano a concedere due medaglie d’Oro al Reparto che ora ha nome “Genova Cavalleria”: viene quindi sanzionata la possibilità di concedere medaglie collettive a Reparti o Città. L’insegna era ed è sostenuta da un nastro di seta “turchino-celeste” – Da qui il “Nastro Azzurro”