Molti e convincenti indizi fanno ritenere che in Valtrompia, e in particolare a Gardone, si producessero canne civili ed armi da guerra fin dal secolo XIII. Chi comunque voglia attenersi scrupolosamente soltanto alla più antica documentazione certa ed inoppugnabile fin qui emersa, non può che riferirsi a due dispacci, datati rispettivamente 21 aprile 1459 e 3 aprile 1505. Nel primo caso si tratta di una lettera inviata dal Senato veneto ai Rettori di Brescia, per la quale si richiedono espressamente bombarde, spingarde schioppetti e verrettoni per balestre; nella seconda circostanza i Rettori osservano che “alcuni maestri da schioppetti, Archibugi et ballotte de la terra de Gardon da Valtrompia” sono usciti dai confini della Serenissima per spingersi fino a Domodossola, terra soggetta alla giurisdizione dei conti Borromeo. Quest’ultima testimonianza è particolarmente importante perché si tratta del più antico documento finora noto nel quale vengono menzionati gli artigiani gardonesi quali produttori di armi da fuoco. Si può ancora aggiungere che, intorno alla metà del Cinquecento, le canne fabbricate a Gardone sono già richiestissime sul mercato internazionale: il prodotto risulta infatti largamente venduto non solo in tutti i Principati, grandi e piccoli della penisola italiana, ma anche in Francia, in Germania, in Inghilterra, a Malta.
Gli atti degli archivi di questo periodo ci consegnano inoltre i cognomi dei più attivi armaioli gardonesi: Aquisti, Belli, Chinelli, Cominassi, Franzini…e di seguito fino ai Mutti, ai Rampinelli, ai Savoldi, agli Zambonardi. E nondimeno – fatta eccezione per la famiglia Beretta, alla quale Marco Morin ha dedicato un corposo volume monografico pubblicato nel 1980 – né la storiografia in generale né i ricercatori locali hanno fin qui dedicato studi specifici e compiuti ad alcuna di queste famiglie che talvolta hanno avuto parte non minima nella storia della cittadina armiera, non soltanto per le innovazioni autonomamente e progressivamente introdotte nella fabbricazione delle canne e delle armi o per la specifica qualità del prodotto, regolarmente brevettato ma anche per l’influenza spesso esercitata sulle vicende sociali, politiche e religiose locali. Si deve quindi salutare con grande favore il compiersi del lungo lavoro d’indagine affrontato dal Cav. Cesare Gori che – sulla sorta dei documenti archivistici e bibliografici, di inedite e superstiti testimonianze e delle carte di famiglia custodite dalla Signora Franca Franzini, attualmente residente a Pesaro e ultima discendente in linea diretta da questo casato – consegna infine al lettore attento alle vicende particolari di una comunità locale la ricostruzione della storia di una delle più affermate ed antiche ditte armiere gardonesi Ripercorrendo le secolari vicende di questa famiglia, l’Autore tiene sempre presente il contesto storico generale nel quale si collocano i più circoscritti fatti locali: al lettore è dunque proposta una rivisitazione complessiva del succedersi dei grandi avvenimenti internazionali e nazionali nei quali si colloca l’attività degli armaioli Franzini, presentati sia con riguardo al progressivo sviluppo delle peculiari tecniche di produzione adottate dai maestri di questa famiglia, sia con riferimento all’influenza esercitata dai vari membri del casato sulle vicende gardonesi. È dunque questo un importante studio da intendersi quale antesignano di future auspicabili monografie da dedicarsi ad altre celebri famiglie gardonesi custodi di un’arte antica che anche oggi segnala il nome di Gardone Val Trompia con titolo di assoluta distinzione nel mondo.
Dott. Pierantonio Bolognini
Conservatore del Museo delle Armi e della Tradizione Armiera di Gardone V.T.