Alessandro, in ricordo del suo caro nonno Orazio
Carso – Grande Guerra
Il soldato esce dalla protezione della trincea e striscia a terra con movimenti lenti e irregolari fino a raggiungere un punto scoperto leggermente più in alto. Può vedere il nemico, ma è consapevole che può anche essere visto: scorge un uomo, mira velocemente al petto ed esplode un colpo.
Il proiettile va a segno, ma non indugia oltre e serpeggia velocemente indietro sperando che l’effetto sorpresa diminuisca il tempo di reazione degli altri soldati, fino a quando riesce a tuffarsi al riparo della propria trincea.
Cos’avrà pensato quel soldato?
Avrà gioito per il colpo andato a segno?
Sarà poi sopravvissuto alla guerra?
Non lo sapremo mai!
Così come l’ardito militare, non saprà mai che il soldato che ha colpito era mio nonno Orazio di Camillo, classe 1893.
Mio Nonno leggeva e scriveva molto, tant’è che aveva sempre nel taschino della sua giubba un notes pieno di fogli scritti e, soprattutto, da scrivere, insieme ad un portafoto in cuoio con qualche fotografia e con l’immagine dell’allora Padre Pio, oggi San Pio.
Di mio nonno, che è venuto a mancare quando avevo appena un anno, non ho alcun ricordo se non i racconti della mia Mamma, insieme ad alcuni appunti, lettere, fotografie e quel che resta del notes semidistrutto e dei resti del proiettile che lo ha colpito al petto e che è stato fermato – a suo dire – dall’amore di Padre Pio, che gli ha consentito di tornare in possesso della propria esistenza, di aprire uno studio fotografico, di costruire un bar ancora oggi in esercizio, di sposarsi due volte e di mettere al mondo nove figli (fra i quali, l’ultima nata, mia Mamma Maria).
È per me un piacere condividere quello che mi resta del mio caro Nonno.