2002-09-15 QN, intervista a Walter Cecchini di Pesaro, “Prigioniero degli Usa, lavori forzati e fame”
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“[…]Quando gli americani scoprirono i campi di sterminio nazisti. Da quel momento sparì il mangiare. […]
Prima ci avevano dato tanto di quel pane, che avevamo dovuto bruciare quello non consumato. D’un tratto inasprirono in maniera incomprensibile. Una pagnotta e una aringa da dividere in tre o un 
cucchiaio di una specie di marmellata di noccioline dura come i sassi. Alla fine pesavo 42 chili.[…]”

Estratto dall’intervista a Walter Cecchini di Pesaro, “Prigioniero degli Usa, lavori forzati e fame”, pubblicata sul Quotidiano Nazionale il 15 settembre 2002, in occasione del raduno dei detenuti della Seconda Guerra Mondiale nel campo di Hereford.

[…] lei, Cecchini, fu prigioniero nel campo di Hereford dal ‘44 al ‘46 […] quale fu l’accoglienza?

Quelli giunti prima di me a New York erano stati bendati nel trasferimento dalla nave ai treni e durante il viaggio terra. Io invece venni portato in Virginia, non mi hanno bendato, però il trattamento…[…] Arrivai l’8 settembre del ‘44, avevo 18 anni e sono stato liberato nel ‘46.

Quando le cose peggiorarono nel campo di Hereford?

Quando gli americani scoprirono i campi di sterminio nazisti. Da quel momento sparì il mangiare. […]
Prima ci avevano dato tanto di quel pane, che avevamo dovuto bruciare quello non consumato. D’un tratto inasprirono in maniera incomprensibile. Una pagnotta e una aringa da dividere in tre o un 
cucchiaio di una specie di marmellata di noccioline dura come i sassi. Alla fine pesavo 42 chili.

Anche lei ha mangiato i serpenti come altri prigionieri?

Io i serpenti a sonagli li portavo ad un commilitone naturalista, che li allevava. Quando non ce la facevamo più per la fame quei serpenti finivano arrosto.

Che cosa rimane di voi in quel deserto?

Una chiesa con le vetrate a mosaico che noi costruimmo tra la meraviglia degli americani. […] 

Estratto dal libro “Prigionieri. I soldati italiani nei campi di concentramento 1940-1947”, di Massimo Sani

Prigionieri. I soldati italiani nei campi di concentramento 1940-1947 di Massimo Sani

[…] I morti delle fosse comuni non hanno nome né nazionalità. Fra essi anche gli italiani, sia civili che militari, risulteranno dispersi. Gli orrori dei lager di eliminazione, portati alla luce dalle truppe anglo-americane in Europa, provocano imprevedibili misure di ritorsione sui prigionieri italiani in America che hanno rifiutato di collaborare con gli Stati Uniti. «La guerra era conclusa – dice il te. Armando Boscolo, prigioniero degli americani ad Hereford, in Texas -, ma per noi prigionieri italiani non collaboratori cominciarono i guai maggiori».

I guai consistettero in una riduzione dei viveri talmente drastica da ridurre in pochi giorni migliaia di prigionieri alla fame. Nel campo la vita si fermò completamente. Ci fu chi arrivò persino a mangiare un serpente a sonagli e le cavallette fritte con il grasso della brillantina per capelli.

Dalla fame in America, riuscì a salvarsi solo un gruppo di ufficiali pittori dilettanti, che ricevette dal parroco di una chiesa cattolica, nelle vicinanze di Hereford, l’incarico di affrescare una grande chiesa incompiuta dalle pareti totalmente nude.

L’opera viene portata a termine con grandi capacità artistiche. Tutti restano sbalorditi. Il valore umano di questa difficile opera decorativa colpisce profondamente sia la comunità locale che gli ambienti dell’amministrazione pubblica. Dopo la guerra la chiesa di Umbarger, nel Texas, è stata dichiarata monumento nazionale. I nomi degli artisti sono ricordati su una lapide all’interno della chiesa. Alcuni di loro hanno mantenuto rapporti di amicizia con i parrocchiani del luogo.

Dediche a Luigi Leonardi da Walter Cecchini sul libro “Prigionieri. I soldati italiani nei campi di concentramenti 1940-1947” in ricordo della prigionia.