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“Nell’aia c’era un cane che abbaiava continuamente contro i soldati. Mio nonno era molto legato a quell’animale […] Purtroppo, l’abbaiare del cane irritò talmente tanto uno dei militari tedeschi che, stanco e infastidito, gli sparò un colpo di fucile, uccidendolo all’istante. Mio nonno soffrì molto per quella perdita. Qualche tempo dopo, però, mi raccontò che, ricordando l’immagine e il viso di questo tedesco, riconobbe lo stesso soldato, morto lungo la strada a causa di un bombardamento. Mi disse, usando espressioni dialettali che oggi non ricordo perfettamente, qualcosa che significava: «Come tu hai fatto del male al mio cane, alla fine la stessa sorte è toccata a te.»  In qualche modo, ne fu sollevato.”

Debora e Marco ricordano i racconti dei nonni Angelo e Aldemira, testimoni della Memoria

Mi chiamo Guidi Debora, sono una fanese. I miei nonni si chiamavano Angelo Guidi (nato nel 1908) e Aldemira Cinotti (nata nel 1912). Entrambi sono deceduti, anche se al momento non ricordo con precisione le date della loro morte.

Abitavano a Rosciano e, da bambina, ricordo che, oltre ai giochi che si facevano in casa, c’era sempre spazio anche per i racconti delle loro esperienze di vita. In particolare, conservo nitidi alcuni episodi legati alla Seconda Guerra Mondiale.

Uno dei ricordi più vividi è quello che mi raccontava mio nonno: parlava dell’arrivo dei tedeschi nella loro casa colonica, che si trovava poco fuori dal centro di Rosciano. Vivevano lì, con i loro tre figli – di cui uno era mio padre – e qualche animale, come galline e mucche. Quando arrivarono i tedeschi, si presero tutto ciò che trovarono. Non fecero del male alle persone, ma portarono via ogni cosa, lasciando la famiglia in una condizione di povertà.

Nell’aia, c’era un cane che abbaiava continuamente contro i soldati tedeschi. Mio nonno era molto legato a quell’animale: dopo un incidente sul lavoro, aveva perso una gamba e non riusciva più a svolgere pienamente le funzioni di capofamiglia. Quel cane, in un certo senso, lo aiutava nella vita di tutti i giorni. Con il suo abbaiare, ad esempio, segnalava la presenza di nemici, permettendo alla famiglia di nascondersi in tempo. Avevano un legame molto forte.

Purtroppo, l’abbaiare del cane irritò talmente tanto uno dei militari tedeschi che, stanco e infastidito, gli sparò un colpo di fucile, uccidendolo all’istante. Mio nonno soffrì molto per quella perdita. Qualche tempo dopo, però, mi raccontò che, ricordando l’immagine e il viso di questo tedesco, riconobbe lo stesso soldato, morto lungo la strada a causa di un bombardamento. Mi disse, usando espressioni dialettali che oggi non ricordo perfettamente, qualcosa che significava: «Come tu hai fatto del male al mio cane, alla fine la stessa sorte è toccata a te.»

In qualche modo, ne fu sollevato.

Angelo Guidi
Aldemira Cinotti
Aldemira Cinotti

Un altro ricordo importante riguarda mia nonna. Era, diciamo, un po’ la persona più adulta e capace, che poteva in qualche modo aiutare la “rinascita”, per così dire, del nostro paese. Così si adoperò per portare, di notte, ai partigiani ciò che riusciva a raccogliere dalla sua casa, dall’aia o dai campi: qualche uovo, un po’ di verdura…tutto frutto del suo lavoro o della generosità delle famiglie vicine, che condividevano quel poco che avevano, perché, purtroppo, la fame era tanta.

I partigiani erano forse una decina. Mia nonna li descriveva come persone molto umili e semplici, vestite con pochi stracci, ma con ideali forti e profondi. Diceva che già dallo sguardo avevano questa capacità di trasmettere la loro forza nella loro semplicità.

Questi sono i racconti che ricordo meglio, e che mi emozionano ogni volta che li penso, li ripeto o li racconto.