14 giugno 2025

LASSÙ DOVE VOLANO GLI EROI

STORIE DI AVIATORI PESARESI E TERAMANI

Alberto Leonardi, Amerigo Magno, Paolo Graziani,
Mezio e Italo Micci, Eugenio e Mario Omicini.

IN OCCASIONE
dell’83° anniversario della battaglia di “mezzo giugno“ nel 1942

Casa Poderosa, Via S. Martino, 130, Pesaro
Alfredo Leonardi

«Un viaggio tra memorie, documenti inediti, testimonianze familiari e ricostruzioni storiche»

Pesaro, 14 giugno 2025 – Alfredo Leonardi, Vicepresidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Pesaro e Urbino, ha aperto la conferenza con queste parole:

«Benvenuti a questo evento che si tiene nell’83° anniversario dell’abbattimento dell’SM 79 in cui persero la vita il Cap. pilota Alberto Leonardi e il primo aviere motorista Amerigo Magno insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio.

Questa conferenza è nata dall’incontro con Maurizio Polei, studioso di storia aeronautica e autore, e Mauro Loretone, Presidente della Federazione Provinciale di Teramo dell’Istituto del Nastro Azzurro. Parlando, ci siamo appassionati allo studio delle vicende che riguardavano i nostri sette aviatori, che oggi ricorderemo.

“Lassù dove volano gli eroi” è un viaggio tra memorie, documenti inediti, testimonianze familiari e ricostruzioni storiche, che vede il coinvolgimento di sette giovani ragazzi, nati oltre un secolo fa, che fino a ieri sembravano appartenere a storie separate, nomi isolati nel tempo. Non si conoscevano davvero gli intrecci che li univano:i voli compiuti nelle stesse guerre, le relazioni tra le  famiglie e i legami con la nostra provincia di Pesaro.

Abbiamo fatto un’attenta ricostruzione storica, basata sui documenti delle famiglie e su testimonianze recuperate da svariate fonti. Sono emersi — con stupore ed emozione — preziosi legami fino a ieri sconosciuti, rendendo ancora più vivido e profondo il ricordo di questi eroi dei cieli.

Questa iniziativa si è innestata nel progetto del “Portale delle Memorie”, ideato nel 2002 da mio padre Luigi e rilanciato nel 2022 con la preziosa collaborazione del nostro Presidente Francesco Angelini; delle Associazioni Combattentistiche e d’arma, qui rappresentate dal Presidente di Assoarma Gen. Luigi Caldarola; della NetcoADV sponsor del Progetto “Il Portale delle Memorie”.

Ora, in silenzio, ascoltiamo il video di apertura. Il primo pensiero va ai sette ragazzi».

I familiari dei sette aviatori hanno ricevuto una cartolina commemorativa, firmata da tutti loro, da portare a casa in ricordo di questa giornata

20240614-Firme A5

«Un viaggio tra memorie, documenti inediti, testimonianze familiari e ricostruzioni storiche»

Alfredo Leonardi

Pesaro, 14 giugno 2025 – Alfredo Leonardi, Vicepresidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Pesaro e Urbino, ha aperto la conferenza con queste parole:

«Benvenuti a questo evento che si tiene nell’83° anniversario dell’abbattimento dell’SM 79 in cui persero la vita il Cap. pilota Alberto Leonardi e il primo aviere motorista Amerigo Magno insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio.

Questa conferenza è nata dall’incontro con Maurizio Polei, studioso di storia aeronautica e autore, e Mauro Loretone, Presidente della Federazione Provinciale di Teramo dell’Istituto del Nastro Azzurro. Parlando, ci siamo appassionati allo studio delle vicende che riguardavano i nostri sette aviatori, che oggi ricorderemo.

“Lassù dove volano gli eroi” è un viaggio tra memorie, documenti inediti, testimonianze familiari e ricostruzioni storiche, che vede il coinvolgimento di sette giovani ragazzi, nati oltre un secolo fa, che fino a ieri sembravano appartenere a storie separate, nomi isolati nel tempo. Non si conoscevano davvero gli intrecci che li univano:i voli compiuti nelle stesse guerre, le relazioni tra le  famiglie e i legami con la nostra provincia di Pesaro.

Abbiamo fatto un’attenta ricostruzione storica, basata sui documenti delle famiglie e su testimonianze recuperate da svariate fonti. Sono emersi — con stupore ed emozione — preziosi legami fino a ieri sconosciuti, rendendo ancora più vivido e profondo il ricordo di questi eroi dei cieli.

Questa iniziativa si è innestata nel progetto del “Portale delle Memorie”, ideato nel 2002 da mio padre Luigi e rilanciato nel 2022 con la preziosa collaborazione del nostro Presidente Francesco Angelini; delle Associazioni Combattentistiche e d’arma, qui rappresentate dal Presidente di Assoarma Gen. Luigi Caldarola; della NetcoADV sponsor del Progetto “Il Portale delle Memorie”.

Ora, in silenzio, ascoltiamo il video di apertura. Il primo pensiero va ai sette ragazzi».

Lassù dove volano gli eroi - Video apertura

I familiari dei sette aviatori hanno ricevuto una cartolina commemorativa, firmata da tutti loro, da portare a casa in ricordo di questa giornata

2025014-Lassù dove volano gli eroi - Cartolina

Alcuni momenti significativi della conferenza

«É nostro impegno portare avanti questi valori»

«Quando Alfredo mi ha parlato di questo evento, ne sono stato subito entusiasta. In quanto decorato di Medaglia al Valore Militare, sento il dovere di ricordare e cogliere ogni occasione per onorare chi ha reso possibile il Paese che oggi abbiamo: tutti coloro che hanno combattuto, servito, sono caduti per la Patria e sono stati decorati al valor militare. L’Istituto del Nastro Azzurro è portatore di valori: valori umani e militari. Ed è nostro impegno portarli avanti e custodirli».

Il Magg. dei Carabinieri MAVM Claudio Fiori, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Marche

Il Magg. dei Carabinieri MAVM Claudio Fiori, Presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro Federazione Marche - Evento "Lassù dove volano gli eroi"
Giovani Melchiorre Sindaco di Bellante - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Dobbiamo riscoprire sempre di più il valore della Memoria»

«Dobbiamo riscoprire sempre di più il valore della Memoria, perché essa rappresenta un segno profondo della nostra identità nazionale. È fondamentale ricordare i nostri caduti, soprattutto in questo momento in cui viviamo un periodo davvero difficile da comprendere, in cui il mondo è dilaniato da guerre.

Attraverso iniziative come questa – e come molte altre promosse dall’Istituto del Nastro Azzurro in tutta Italia, anche nelle scuole – è importante trasmettere ai nostri giovani la consapevolezza che la guerra è solo portatrice di sventure, familiari e sociali; è portatrice di sventure anche quando si vincono le guerre».

Giovanni Melchiorre, Sindaco di Bellante (TE)

Alcuni momenti significativi della conferenza

«É nostro impegno portare avanti questi valori»

Il Magg. dei Carabinieri MAVM Claudio Fiori, Presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro Federazione Marche - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Quando Alfredo mi ha parlato di questo evento, ne sono stato subito entusiasta. In quanto decorato di Medaglia al Valore Militare, sento il dovere di ricordare e cogliere ogni occasione per onorare chi ha reso possibile il Paese che oggi abbiamo: tutti coloro che hanno combattuto, servito, sono caduti per la Patria e sono stati decorati al valor militare. L’Istituto del Nastro Azzurro è portatore di valori: valori umani e militari. Ed è nostro impegno portarli avanti e custodirli».

Il Magg. dei Carabinieri MAVM Claudio Fiori, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Marche

«Dobbiamo riscoprire sempre di più il valore della Memoria»

Giovani Melchiorre Sindaco di Bellante - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Dobbiamo riscoprire sempre di più il valore della Memoria, perché essa rappresenta un segno profondo della nostra identità nazionale. È fondamentale ricordare i nostri caduti, soprattutto in questo momento in cui viviamo un periodo davvero difficile da comprendere, in cui il mondo è dilaniato da guerre.

Attraverso iniziative come questa – e come molte altre promosse dall’Istituto del Nastro Azzurro in tutta Italia, anche nelle scuole – è importante trasmettere ai nostri giovani la consapevolezza che la guerra è solo portatrice di sventure, familiari e sociali; è portatrice di sventure anche quando si vincono le guerre».

Giovanni Melchiorre, Sindaco di Bellante (TE)

«Alberto e Amerigo erano entrambi sullo stesso S.M. 79»

«Questa iniziativa è nata da un incontro casuale, parlando con Alfredo della storia di Alberto (Leonardi) e Amerigo (Magno). Da sempre appassionato di storia, porto con me il ricordo di Amerigo Magno, mio concittadino, di cui ho sentito spesso parlare dal fratello Manlio. Mi raccontava di questo giovane – perché era davvero un ragazzo – caduto in guerra durante una missione nel Mar Mediterraneo. Da quel ricordo è nato questo progetto, e oggi spero che riusciremo a trasmettervi l’emozione e la memoria di quei ragazzi».

Mauro Loretone, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Teramo

Mauro Loretone, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Teramo - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

Alberto e Amerigo erano entrambi sullo stesso S.M. 79, insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio, abbattuto il 14/06/1942, come dimostrato dalle carte ufficiali dello Stato Maggiore A.M 5° Reparto Ufficio Storico

Pagine del Diario Storico 36° Stormo AS - 1942
Pagine del Diario Storico 36° Stormo AS - 1942
L'Equipaggio - Battaglia di mezzo giugno
20250614-Lassù dove volano gli eroi-Alfredo Leonardi e il Gen. Gianni Spaziani

«Non lasciare che queste storie finiscano nell ’oblio»

«Vorrei sottolineare un aspetto profondo di questo evento: il modo in cui queste storie personali sono state narrate e come si incastonano nella Grande Storia. Non sono solo racconti di gloria o di eroismo, ma soprattutto storie di dolore, di perdita e di sofferenza. C’è chi non è tornato; c’è chi non ha più voluto raccontare ciò che aveva vissuto in guerra.

Parlare di queste vicende, oggi, ci permette non solo di tenerle vive, ma anche di conservarne il significato più autentico, perché sono ancora attuali, e il loro valore lo è ancora di più.».

Generale Gianni Spaziani, Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica Regionale Marche

«Alberto e Amerigo erano entrambi sullo stesso S.M. 79»

Mauro Loretone, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Teramo - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Questa iniziativa è nata da un incontro casuale, parlando con Alfredo della storia di Alberto (Leonardi) e Amerigo (Magno). Da sempre appassionato di storia, porto con me il ricordo di Amerigo Magno, mio concittadino, di cui ho sentito spesso parlare dal fratello Manlio. Mi raccontava di questo giovane – perché era davvero un ragazzo – caduto in guerra durante una missione nel Mar Mediterraneo. Da quel ricordo è nato questo progetto, e oggi spero che riusciremo a trasmettervi l’emozione e la memoria di quei ragazzi».

Mauro Loretone, Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Teramo

Alberto e Amerigo erano entrambi sullo stesso S.M. 79, insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio, abbattuto il 14/06/1942, come dimostrato dalle carte ufficiali dello Stato Maggiore A.M 5° Reparto Ufficio Storico

Pagine del Diario Storico 36° Stormo AS - 1942
Pagine del Diario Storico 36° Stormo AS - 1942
L'Equipaggio - Battaglia di mezzo giugno

«Non lasciare che queste storie finiscano nell ’oblio»

20250614-Lassù dove volano gli eroi-Alfredo Leonardi e il Gen. Gianni Spaziani

«Vorrei sottolineare un aspetto profondo di questo evento: il modo in cui queste storie personali sono state narrate e come si incastonano nella Grande Storia. Non sono solo racconti di gloria o di eroismo, ma soprattutto storie di dolore, di perdita e di sofferenza. C’è chi non è tornato; c’è chi non ha più voluto raccontare ciò che aveva vissuto in guerra.

Parlare di queste vicende, oggi, ci permette non solo di tenerle vive, ma anche di conservarne il significato più autentico, perché sono ancora attuali, e il loro valore lo è ancora di più.».

Generale Gianni Spaziani, Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica Regionale Marche

Le testimonianze

«Nonno Mezio mi ha sempre trasmesso i suoi importanti valori »

«Sono il primo di cinque nipoti. Ho avuto la fortuna di vivere mio nonno, di averlo accanto fino ai tempi dell’università. La sobrietà, la precisione e il non attaccamento al denaro, sono le qualità che mio nonno mi ha trasmesso sempre.  In suo ricordo, è nato il grandissimo lavoro con Maurizio Polei che ha compiuto un lavoro straordinario: partendo dal materiale di famiglia, ha scritto un libro meraviglioso che ricostruisce perfettamente la vita militare di mio nonno.
Mezio era nato a Piagge e ha vissuto a San Giorgio di Pesaro. La sua storia è particolare: nonostante la brillante carriera militare, decise di fermarsi. Lo fece per la famiglia. Aveva due figlie piccole, Liliana e Loredana – mia mamma e mia zia. Il grande eroe, che per me lo è stato davvero, ha scelto di restare in un piccolo paese, dove seppur non avesse un ruolo istituzionale, era un punto di riferimento per tutti. Se c’era un problema, si andava da lui. Era da tutti stimato».

Giovanni, nipote di Mezio Micci, e Maurizio Polei, studioso di storia aeronautica e autore del libro “I cieli di Mezio Micci. Capitano Pilota della Regia Areonautica”

Maurizio Polei e Giovanni nipote di Mezio - Evento "Lassù dove volano gli eroi"
Oreste Cordaro - Marconista - Battaglia di mezzo giugno
Palermo, 19/12/1942 - Lettera dalla Famiglia Cordaro alla Famiglia Leonardi

«Alberto è morto»

«Abbiamo ritrovato le lettere che si scrivevano le madri dei membri dell’equipaggio dopo la battaglia. I ragazzi non erano stati dichiarati morti, ma dispersi — e questo lasciava aperta la speranza che fossero ancora vivi. Noi abbiamo solo quelle ricevute da mia nonna, che continuarono ad arrivare fino al 1943, anno della sua morte. Vi leggo ora una delle lettere, quella scritta dalla madre di Oreste Cordaro:

“Rimetto il ricordo del mio Oreste. I nostri cuori, dal 14 giugno del 1942, anelano il giungere della notizia che l’intero equipaggio è salvo. Nella religiosa preghiera a Dio, attendiamo fidenti che la gioia ci sarà presto concessa”.

Queste parole raccontano bene lo spirito con cui le famiglie vivevano quei giorni: la speranza che i loro figli potessero ancora tornare.

In famiglia si è sempre ricordato, però, anche un altro episodio: quando la madre di Alberto, mia nonna Matilde, sentì alla radio di alcuni abbattimenti sul Mediterraneo, disse subito:
“Alberto è morto”».

Alfredo Leonardi, Vicepresidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Pesaro e Urbino

«14 giugno 1942- nella battaglia di Pantelleria sui mari del Mediterraneo muore in battaglia mio zio Alberto Leonardi. Mia nonna Matilde sentì alla radio dell’abbattimento di aerei e disse agli altri figli, come in una premonizione: “Alberto è morto” e svenne».

Matilde Leonardi, nipote di Alberto Leonardi

«Italo: abbattuto, fatto prigioniero, naufragato»

«Per raggiungere il Regno Unito, la nave Laconia fece il giro dall’Africa e, arrivata all’altezza dell’Atlantico meridionale, fu intercettata dal sottomarino tedesco U-156. Non sapendo chi trasportasse, il sottomarino aprì il fuoco, affondando la nave.

Solo dopo essere emerso, il comandante si rese conto che a bordo c’erano per la maggior parte italiani, insieme a prigionieri polacchi e inglesi — oltre 2.200 persone.

Immediatamente, Il comandante dell’U-156 inviò un messaggio chiedendo la “neutralizzazione diplomatica” del luogo dell’affondamento; in seguito lanciò un’invocazione d’aiuto in lingua inglese sulle frequenze radio utilizzate dalla Royal Navy; gli inglesi ignorarono però questo messaggio, temendo un’imboscata.

Nel frattempo, sopraggiunse il bombardiere statunitense Liberator. I sommergibili tedeschi gli inviarono messaggi per informarlo della situazione e chiedere una tregua. Ma il bombardiere iniziò comunque a colpire.

I sommergibili furono costretti a immergersi, lasciando i naufraghi di nuovo in mare. Alla fine se ne salvarono pochissimi e furono poi consegnati ai francesi.

Italo risultò disperso».

Italo Micci - abbattuto, fatto prigioniero, naufragato
Mario e Eugenio Omicini - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Eugenio e Mario: un anno e due giorni»

«Siamo all’inizio del 1943. Gli Alleati hanno già effettuato uno sbarco in Nord Africa e i bombardamenti sul territorio italiano si fanno sempre più intensi. In questo contesto vengono organizzati reparti di difesa aerea.

A capo dell’aeroporto di Capodichino, a Napoli, è schierato il 22° Gruppo: tra loro c’è Eugenio, nel reparto chiamato “I Cacciatori del Vesuvio”.

Il 4 aprile, per la prima volta, Napoli viene colpita dai bombardieri quadrimotori B-17, divisi in tre gruppi: uno attacca il porto, uno l’aeroporto e uno la fabbrica dei siluri.

Eugenio era appena rientrato da una missione, ma non esitò a ripartire. Non è chiaro se il suo aereo fu colpito in fase di decollo o in volo: quel giorno i B-17 sganciarono 4.000 piccole bombe, distruggendo tutto. Eugenio riuscì a salire di quota, ma l’aereo non rispondeva più. Fu costretto a lanciarsi. Si ferì gravemente nell’impatto con il suolo e morì, poche ore dopo, all’ospedale di Napoli.

Un anno e due giorni più tardi, toccò a Mario. Era nel Gruppo Faggioni e stava effettuando un volo di trasferimento da Milano/Novara, verso Sant’Egidio (Perugia), quando la formazione fu intercettata da caccia americani Thunderbolt, provenienti dalla Sardegna. Fu una mattanza.

Il gruppo fu praticamente decimato. Solo pochissimi riuscirono a raggiungere la base. L’aereo di Mario fu abbattuto e precipitò nei pressi di San Giovanni Valdarno.

Uno dei pochi che si salvò fu Irmerio Bertuzzi, che diventò il pilota di Enrico Mattei e morì con lui nel tragico incidente».

«Paolo era il fotografo del 36° Stormo»

Paolo era il fotografo del 36° Stormo, a cui apparteneva l’S.M.79 abbutto il 14/06/1942. Come fotografo, ha volato sicuramente anche con Amerigo e si conosceva, sicuramente, con gli altri membri dell’equipaggio.

«Paolino era mio suocero e ci raccontava della guerra ma noi non ci credevamo perché aveva un fare sempre molto scherzoso. 

Sono contenta di essere qui, ora ho conferma che era tutto vero! É sempre stata una persona molto gentile e affabile. La sua battaglia “più bella” la fece in Sardegna in quella base, come appena raccontato, dove ha conosciuto mia suocera Pinuccia, di Alghero, che era bellissima. Ha sempre diviso la sua vita tra Teramo e Alghero dove è sepolto.

Io sono pesarese, sono marchigiana.».

Anna Bischi Graziani, nuora di Paolo Graziani (padre di Ivan)

Il legame tra Amerigo Magno e Paolo Graziani

Mauro Loretone: Paolo aveva un negozio di fotografie a Teramo, faceva il fotografo di professione. A tutti i nipoti e le nipoti di Amerigo, non ha mai fatto pagare il servizio fotografico del matrimonio. Quando entravano in negozio gli diceva sempre: “Io sono qui grazie a tuo zio Amerigo, perché lui mi ha salvato la vita.”

Il nostro obiettivo, ora, è scoprire a quale evento si riferiva.

20250614-Lassù dove volano gli eroi-Anna Bischi Graziani e Mauro Loretone
Maria Eugenia Valazzi e Alessandra Omicini - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«I nostri nomi raccontano la nostra storia»

«I nostri nomi sono già rivelatori della storia della nostra famiglia: io mi chiamo Maria Eugenia in ricordo di Eugenio; mia sorella si chiama Maria Rosaria in ricordo di Mario; mio fratello si chiama Carlo in memoria del nonno paterno, Carlo Valazzi, anche lui caduto in guerra nel Primo Conflitto Mondiale.

Mio padre, Peppino Valazzi, è stato un po’ il trait d’union tra le famiglie Omicini e Leonardi. Era grande amico di Eugenio, già prima della guerra, e la nostra famiglia (Valazzi) era molto legata ai Leonardi. Dopo la morte di mio nonno, mia nonna si ritrovò sola con due bambini piccoli – mio padre aveva poco più di un anno e mia zia aveva pochi mesi.
Abitava vicino alla famiglia Leonardi e mia nonna sia appoggiava sempre ai Leonardi per qualsiasi esigenza, incertezza, decisione per i figli. Tanto era forte questo legame che, quando la famiglia Leonardi si trasferì da via Manzoni, anche mia nonna decise di trasferirsi per restargli vicina. E sono ancora lì.

Dopo la guerra, Marcello Omicini venne a sapere che mio padre era sopravvissuto e fece in modo di rimetterlo in contatto con mia madre affinché si frequentassero nuovamente. Allora mia madre stava vicino a Roma. Iniziarono a scriversi, si rividero, si frequentarono… e si sposarono.

I nostri genitori sono sempre rimasti profondamente segnati dalla perdita di Eugenio e Mario. Una ferita che non si è mai rimarginata e che ha accompagnato tutta la loro vita».

Maria Eugenia Valazzi e Alessandra Omicini, figlia di Marcello, fratello di Mario e di Eugenio

Le testimonianze

«Mezio, mio nonno, mi ha sempre trasmesso i suoi importanti valori »

Maurizio Polei e Giovanni nipote di Mezio - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Sono il primo di cinque nipoti. Ho avuto la fortuna di vivere mio nonno, di averlo accanto fino ai tempi dell’università.
La sobrietà, la precisione e il non attaccamento al denaro, sono le qualità che mio nonno mi ha trasmesso sempre. Questi erano i valori importanti che aveva lui.
In suo ricordo, è nato il grandissimo lavoro con Maurizio Polei che ha compiuto un lavoro straordinario: partendo dal materiale di famiglia, ha scritto un libro meraviglioso che ricostruisce perfettamente la vita militare di mio nonno.
Mezio era nato a Piagge e ha vissuto a San Giorgio di Pesaro. La sua storia è particolare: nonostante la brillante carriera militare, decise di fermarsi. Lo fece per la famiglia. Aveva due figlie piccole, Liliana e Loredana – mia mamma e mia zia. Il grande eroe, che per me lo è stato davvero, ha scelto di restare in un piccolo paese, dove seppur non avesse un ruolo istituzionale, era un punto di riferimento per tutti. Se c’era un problema, si andava da lui. Era da tutti stimato».

Giovanni, nipote di Mezio Micci, e Maurizio Polei, studioso di storia aeronautica e autore del libro “I cieli di Mezio Micci. Capitano Pilota della Regia Areonautica”

«Alberto è morto»

«Abbiamo ritrovato le lettere che si scrivevano le madri dei membri dell’equipaggio dopo la battaglia. I ragazzi non erano stati dichiarati morti, ma dispersi — e questo lasciava aperta la speranza che fossero ancora vivi. Noi abbiamo solo quelle ricevute da mia nonna, che continuarono ad arrivare fino al 1943, anno della sua morte. Vi leggo ora una delle lettere, quella scritta dalla madre di Oreste Cordaro:

“Rimetto il ricordo del mio Oreste. I nostri cuori, dal 14 giugno del 1942, anelano il giungere della notizia che l’intero equipaggio è salvo. Nella religiosa preghiera a Dio, attendiamo fidenti che la gioia ci sarà presto concessa”.

Queste parole raccontano bene lo spirito con cui le famiglie vivevano quei giorni: la speranza che i loro figli potessero ancora tornare.

In famiglia si è sempre ricordato, però, anche un altro episodio: quando la madre di Alberto, mia nonna Matilde, sentì alla radio di alcuni abbattimenti sul Mediterraneo, disse subito:
“Alberto è morto”».

Alfredo Leonardi, Vicepresidente dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione Provinciale di Pesaro e Urbino

Oreste Cordaro - Marconista - Battaglia di mezzo giugno
Palermo, 19/12/1942 - Lettera dalla Famiglia Cordaro alla Famiglia Leonardi

«14 giugno 1942- nella battaglia di Pantelleria sui mari del Mediterraneo muore in battaglia mio zio Alberto Leonardi. Mia nonna Matilde sentì alla radio dell’abbattimento di aerei e disse agli altri figli, come in una premonizione: “Alberto è morto” e svenne».

Matilde Leonardi, nipote di Alberto Leonardi

«Italo: abbattuto, fatto prigioniero, naufragato»

Italo Micci - abbattuto, fatto prigioniero, naufragato

«Per raggiungere il Regno Unito, la nave Laconia fece il giro dall’Africa e, arrivata all’altezza dell’Atlantico meridionale, fu intercettata dal sottomarino tedesco U-156. Non sapendo chi trasportasse, il sottomarino aprì il fuoco, affondando la nave.

Solo dopo essere emerso, il comandante si rese conto che a bordo c’erano per la maggior parte italiani, insieme a prigionieri polacchi e inglesi — oltre 2.200 persone.

Immediatamente, Il comandante dell’U-156 inviò un messaggio chiedendo la “neutralizzazione diplomatica” del luogo dell’affondamento; in seguito lanciò un’invocazione d’aiuto in lingua inglese sulle frequenze radio utilizzate dalla Royal Navy; gli inglesi ignorarono però questo messaggio, temendo un’imboscata.

Nel frattempo, sopraggiunse il bombardiere statunitense Liberator. I sommergibili tedeschi gli inviarono messaggi per informarlo della situazione e chiedere una tregua. Ma il bombardiere iniziò comunque a colpire.

I sommergibili furono costretti a immergersi, lasciando i naufraghi di nuovo in mare. Alla fine se ne salvarono pochissimi e furono poi consegnati ai francesi.

Italo risultò disperso».

«Eugenio e Mario: un anno e due giorni»

Mario e Eugenio Omicini - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«Siamo all’inizio del 1943. Gli Alleati hanno già effettuato uno sbarco in Nord Africa e i bombardamenti sul territorio italiano si fanno sempre più intensi. In questo contesto vengono organizzati reparti di difesa aerea.

A capo dell’aeroporto di Capodichino, a Napoli, è schierato il 22° Gruppo: tra loro c’è Eugenio, nel reparto chiamato “I Cacciatori del Vesuvio”.

Il 4 aprile, per la prima volta, Napoli viene colpita dai bombardieri quadrimotori B-17, divisi in tre gruppi: uno attacca il porto, uno l’aeroporto e uno la fabbrica dei siluri.

Eugenio era appena rientrato da una missione, ma non esitò a ripartire. Non è chiaro se il suo aereo fu colpito in fase di decollo o in volo: quel giorno i B-17 sganciarono 4.000 piccole bombe, distruggendo tutto. Eugenio riuscì a salire di quota, ma l’aereo non rispondeva più. Fu costretto a lanciarsi. Si ferì gravemente nell’impatto con il suolo e morì, poche ore dopo, all’ospedale di Napoli.

Un anno e due giorni più tardi, toccò a Mario. Era nel Gruppo Faggioni e stava effettuando un volo di trasferimento da Milano/Novara, verso Sant’Egidio (Perugia), quando la formazione fu intercettata da caccia americani Thunderbolt, provenienti dalla Sardegna. Fu una mattanza.

Il gruppo fu praticamente decimato. Solo pochissimi riuscirono a raggiungere la base. L’aereo di Mario fu abbattuto e precipitò nei pressi di San Giovanni Valdarno.

Uno dei pochi che si salvò fu Irmerio Bertuzzi, che diventò il pilota di Enrico Mattei e morì con lui nel tragico incidente».

«Paolo era il fotografo del 36° Stormo»

20250614-Lassù dove volano gli eroi-Anna Bischi Graziani e Mauro Loretone

Paolo era il fotografo del 36° Stormo, a cui apparteneva l’S.M.79 abbutto il 14/06/1942. Come fotografo, ha volato sicuramente anche con Amerigo e si conosceva, sicuramente, con gli altri membri dell’equipaggio.

«Paolino era mio suocero e ci raccontava della guerra ma noi non ci credevamo perché aveva un fare sempre molto scherzoso. 

Sono contenta di essere qui, ora ho conferma che era tutto vero! É sempre stata una persona molto gentile e affabile. La sua battaglia “più bella” la fece in Sardegna in quella base, come appena raccontato, dove ha conosciuto mia suocera Pinuccia, di Alghero, che era bellissima. Ha sempre diviso la sua vita tra Teramo e Alghero dove è sepolto.

Io sono pesarese, sono marchigiana.».

Anna Bischi Graziani, nuora di Paolo Graziani (padre di Ivan)

Il legame tra Amerigo Magno e Paolo Graziani

Mauro Loretone: Paolo aveva un negozio di fotografie a Teramo, faceva il fotografo di professione. A tutti i nipoti e le nipoti di Amerigo, non ha mai fatto pagare il servizio fotografico del matrimonio. Quando entravano in negozio gli diceva sempre: “Io sono qui grazie a tuo zio Amerigo, perché lui mi ha salvato la vita.”

Il nostro obiettivo, ora, è scoprire a quale evento si riferiva.

«I nostri nomi raccontano la nostra storia»

Maria Eugenia Valazzi e Alessandra Omicini - Evento "Lassù dove volano gli eroi"

«I nostri nomi sono già rivelatori della storia della nostra famiglia: io mi chiamo Maria Eugenia in ricordo di Eugenio; mia sorella si chiama Maria Rosaria in ricordo di Mario; mio fratello si chiama Carlo in memoria del nonno paterno, Carlo Valazzi, anche lui caduto in guerra nel Primo Conflitto Mondiale.

Mio padre, Peppino Valazzi, è stato un po’ il trait d’union tra le famiglie Omicini e Leonardi. Era grande amico di Eugenio, già prima della guerra, e la nostra famiglia (Valazzi) era molto legata ai Leonardi. Dopo la morte di mio nonno, mia nonna si ritrovò sola con due bambini piccoli – mio padre aveva poco più di un anno e mia zia aveva pochi mesi.
Abitava vicino alla famiglia Leonardi e mia nonna sia appoggiava sempre ai Leonardi per qualsiasi esigenza, incertezza, decisione per i figli. Tanto era forte questo legame che, quando la famiglia Leonardi si trasferì da via Manzoni, anche mia nonna decise di trasferirsi per restargli vicina. E sono ancora lì.

Dopo la guerra, Marcello Omicini venne a sapere che mio padre era sopravvissuto e fece in modo di rimetterlo in contatto con mia madre affinché si frequentassero nuovamente. Allora mia madre stava vicino a Roma. Iniziarono a scriversi, si rividero, si frequentarono… e si sposarono.

I nostri genitori sono sempre rimasti profondamente segnati dalla perdita di Eugenio e Mario. Una ferita che non si è mai rimarginata e che ha accompagnato tutta la loro vita».

Maria Eugenia Valazzi e Alessandra Omicini, figlia di Marcello, fratello di Mario e di Eugenio Omicini