
Dati sintetici:
Terzo di quattro figli – il padre Comm. Agostino, avvocato e Presidente provinciale – Franco MICHELINI TOCCI era nato a Cagli il 28 Febbraio 1899.
Studente con profitto si era iscritto alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Roma benché la famiglia, di nobili proprietari terrieri, avesse per lui previsto indirizzi professionali più consoni ai propri interessi.
Con la Grande Guerra in corso, veniva chiamato alle armi nel 1917 mentre stava frequentando il primo anno universitario.
Allievo Ufficiale alla Scuola di Fanteria a Caserta, ne usciva Sottotenente assegnato al 6° Reggimento Alpini .
Dopo Caporetto, Franco era uno dei tanti “ragazzi del 99” che con grande entusiasmo e generoso slancio contribuirono in modo determinante ad invertire le sorti del Conflitto e creare le premesse per il suo vittorioso epilogo. Non senza un grande tributo di sangue .
Sotto questo punto di vista, la decisiva resistenza dei reparti Alpini sul “cardine” del Monte Grappa nell’Ottobre 1918, ed in particolare i combattimenti asperrimi di Cima Valderoa, sono passati alla storia tanto dall’essere il soggetto di una delle celebri oleografie di Achille Beltrame apparse sulla “Domenica del Corriere”.
E a Cima Valderoa si immolava anche il giovane Sottotenente, mentre alla testa dei suoi uomini guidava l’ennesimo contrassalto : riordinando le fila dopo una prima sosta e incitando poi a rendere più travolgente l’impeto dell’azione. Incurante del nutrito fuoco opposto dal nemico con mitragliatrici e bombe a mano, faceva di sè stesso un esempio da seguire ma anche un “bersaglio” da abbattere. Era una bomba a mano, esplosa ai suoi piedi, che – pistola in pugno – lo faceva cadere con il ventre squarciato.
Secondo concordi testimonianze – conscio della fine – pregava compagni e soccorritori di lasciarlo solo per continuare l’azione in corso con rinnovata determinazione palesandosi la vittoria ormai certa .

– Tenente Alpini
Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria
Educato ai più nobili ideali ebbe, ancora giovinetto, sicura coscienza e ferma fede nei destini della Patria. Ogni suo pensiero ed ogni sua azione furono un inno all’Italia principio e fine del suo vivo amore. Nominato Ufficiale degli Alpini esultò di poter dare forza col suo braccio alla sua fede ed alla prima prova col nemico, comandante di un’ondata di assalto contro una formidabile posizione, conduceva con grande slancio e sprezzo del pericolo i suoi soldati, nonostante l’intenso fuoco avversario di mitragliatrici e di bombe a mano producesse gravissime perdite. Costretto ad una prima sosta, raccolti i superstiti, si slanciava nuovamente all’assalto e giungeva primo sulla trincea nemica, ove cadeva eroicamente, rifiutando il soccorso dei suoi soldati e rincuorandoli dicendo loro: “Non pensate a me …. avanti alpini, ci sorride la vittoria!”.
Monte Valderoa (Grappa), 27 ottobre 1918
Fronte Italo-Austriaco Prima Guerra Mondiale