
Dati sintetici:
Don Ugo BONAZZOLI: “1943, prete ed eroe” di Gino Girolomoni.
Nel settimanale della mia Diocesi, il nuovo amico, un tenente colonnello, Luigi Leonardi, lancia un appello per avere notizie di un cappellano morto in Russia nel 1943, medaglia d’Argento al Valore Militare, don Ugo Bonazzoli.
Poiché questo eroico sacerdote è stato Parroco a Isola del Piano dal 1935 al 1938, essendo persona informata dei fatti, lo accontento, rendendo così testimonianza ad una categoria sempre più rara, quelli che sono disposti a dare non soltanto il proprio tempo al prossimo, ma persino la vita. Traggo le informazioni da un libro su lui che il mio vecchio Parroco don Ciro Zanca pubblicò nel 1979 su commissione dell’Arcivescovo di Urbino Ugo Donato Bianchi.
Don Ugo nacque a Fontecorniale nel 1912 e divenne sacerdote il Sabato Santo del 1935. In un foglio manoscritto impresse il suo impegno spirituale: “Che io sia il tuo dono pasquale, Signore!”. E poiché sappiamo quale sia questo dono, l’Agnello sacrificato, dobbiamo constatare che per don Ugo andò proprio così.
Due testimonianze su di lui, la prima di Monsignor Giuseppe Rinaldini che lo sostituirà ad Isola del Piano e che avrà modo di frequentarlo prima della partenza per la guerra in Russia.
“Quando veniva a darmi una mano, nelle feste più importanti, rimaneva con me a pranzo e a cena e si fermava per la notte per ripartire il mattino in bicicletta o a piedi, secondo la stagione. Mangiava con molta parsimonia, senza pretese. Al mattino quando mia madre andava a rimettere a posto la camera trovava il letto intatto e mi chiedeva dove avesse dormito quel benedetto uomo e io lo sapevo: in chiesa, per terra, dietro l’altare per essere più vicino al Sacramento”.
Poi, in un giorno di luglio del 1942, chiese di partire volontario per la Russia come cappellano e fu assegnato al 3° Reggimento Bersaglieri di Bologna. A chi cercava di dissuaderlo dall’intento rispondeva che là c’erano padri di famiglia e parrocchiani che avevano bisogno di lui.
L’altra testimonianza è del capitano medico Manlio Ponticelli, direttore dell’ospedale 837 a Millerowo, vicino Woroscilovgrad :
“L’ho visto portare la barella, l’ho visto trasportare i feriti, l’ho visto raccogliere i morti. Ogni mattina all’alba lasciava il suo letto vicino al mio per andare nelle trincee a dire la Santa Messa ed amministrare la Comunione, poi tornava nell’ospedale a confortare i feriti. Poi usciva di nuovo per scavare le tombe e seppellire i morti, poi rientrava per mettere da parte i loro documenti, di giorno, di notte, sotto le bufere, sotto le bombe nemiche. Quando il mio ospedale ebbe l’ordine di ripiegare su Woroscilovgrad, quando cioè per tutti noi c’era la possibilità di lasciare il pericolo don Ugo mi chiese di restare, insistette, perché negli altri ospedali mancavano i cappellani”.
Il generale della VII armata Carlo Biglino renderà una commovente testimonianza al nostro Eroico e giovanissimo sacerdote che lascerà la propria vita a Millerowo a 31 anni e per il quale non basta una medaglia d’Argento per rendergli onore, ma occorre la testimonianza e il ricordo delle generazioni che verranno.

– Tenente Cappellano
Medaglia d’Argento al V.M.
Cappellano di un ospedale da campo in una città investita dal nemico, rimaneva volontariamente sul posto anche quando il suo ospedale veniva allontanato. Noncurante del pericolo, sereno in ogni più difficile contingenza, assisteva i sofferenti con l’opera e con la parola, prodigandosi di giorno e di notte, sempre primo nelle località ove più infuriava la battaglia. Spezzato il cerchio nemico, seguiva per ultimo le truppe ripieganti, per essere, in ogni momento, vicino ai soldati. Durante un attacco nemico alla colonna, si prodigava nel salvataggio di vite umane e, quando ormai l’avversario incalzava da presso, conscio e fiero della sua missione, rifiutava la sicura salvezza per rimanere accanto ai feriti. Esempio di abnegazione e spirito di sacrificio.
Millerowo, 27 dicembre 1942 – 17 gennaio 1943
Fronte Russo Seconda Guerra Mondiale